lunedì 16 marzo 2015

Rubrica - Eh? Chi so questi? Joan Baez


Rubrica - Eh? Chi so questi? Joan Baez

Joan Baez non era in programma per questa rubrica.
Infondo, almeno lo speriamo, nonostante i suoi settantaquattro anni non è mai caduta nell'anonimato come purtroppo hanno fatto altri personaggi di questa rubrica.
Chiariamo fin dall'inizio che eviteremo di parlare della lunga, piena ed invidiabile vita della signora Baez. Vorremmo evitare di farci sanguinare i polpastrelli a forza di premere i tasti sulla tastiera narrando le sue incredibili gesta e il suo enorme talento.
Si Whisplash ci ha dato da pensare.

A Roma 2700 cristiani o pochi meno il 10/03/2015 partecipano al “An evening with Joan Baez", tradotto “Una serata con Joan Baez”.
Tra vecchie signore con collane di perle, donne con pellicce, qualche gruppetto di ragazzi, e i fedeli hippie colorati e puzzolenti, abbiamo fatto numero anche noi, la redazione de il Greve.

Da tante piccole accortezze si capisce subito se un cantante è esperto o no. Joan ha avuto l'idea molto intelligente di riassumere in quattro parole di cosa trattava la canzone che stava per cantare, un riassunto in un italiano quasi bene.

Ammettiamo però che tante cose sono cambiate dai rivoluzionari anni sessanta.

 -  “Attenzione, il cortese pubblico è pregato di spegnere i telefoni cellulari. E' severamente vietato fare video riprese e scattare foto con flash o senza.”

Probabilmente l'unica cosa che avrebbe impedito ciò sarebbe stato un black out generale, ma per sfortuna i dispositivi mobili vanno a batteria, peccato. Dunque daje de flash e click e clack, fai più zoom, no così viene sgranata, grazie a dio la cantante aveva già la luce puntata addosso se no sicuramente avrebbe avuto qualche problema a leggere gli appunti che teneva in mano.

Molti di voi ora arrivati a questo punto dell'articolo si stanno chiedendo: ma perché devo leggere l'ennesima recensione del concerto? L'ho letta pure sul giornale. Si, anche noi abbiamo letto durante questi giorni molte recensioni , chiamiamole così vah. Belle parole per la tournee in generale, sia a Bologna che a Milano che a Udine, ma molti di essi contengono un sacco di piccole bugie per mantenere il profilo perbenista. Noi del Greve però non lo siamo e scriviamo chiaro.
E' dunque inutile che tutti continuano a dì che la voce è affascinante, è piena come ai tempi di Woodstock o meglio ancora “raggiante e squillante”, sempre a fa i convenzionalisti fastidiosi. Chiaramente anche noi affermiamo che è stata splendida e molto in forma per la sua età, ma purtroppo anche i grandi talenti come le loro corde vocali invecchiano e si arruginiscono.
Sappiamo che il suo soprannome è ancora L'Usignolo di Woodstock e avremmo tutti voluto sentirla cosi l'effetto invece è stato più quello di una signora su una sedia a dondolo con in mano una chitarra che ti delizia l'udito in una domenica piovosa. Siamo riusciti a captare la sua aurea, le sue emozioni che nonostante la 368426 esecuzione di Farewell Angelina o meglio ancora di Blowin in the Wind sono ancora chiare e presenti. E' imbarazzante ma si, anche noi ci siamo commossi ed emozionati tanto.



Prima del concerto abbiamo provato ad essere ottimisti, eravamo convinti che ci sarebbe stato un 50 e 50 tra spettatori over 65 e under 30, infondo è pieno di hipser in giro, no? Eravamo speranzosi di vedere un certo legame invisibile (wireless, per i più tecnologici) fra le due generazioni e che la buona musica avrebbe continuato ad andare avanti in qualche modo... e no, avemo carcolato male. 

La percentuale era più un 80 e 20.

Dirk Powell con la panzetta
Torniamo però a parlare dell'eseguzione, il leggero e sicuro scorrere della dita sulla chitarra è stato accompagnato da due bravi ma poco noti musicisti, un percussionista molto affascinante Gabriel e un bravissimo multistrumentalista con un po de panzetta Dirk e qualcosa.
Gabriel a na certa ha deciso de movimentà un po la serata con un assolo di percussioni che sembrava troppo coso, quel film, coso dai, perché sempre i nomi difficili?
Whispash!
No dai non divaghiamo più.
Sul palco fra l'altro compare anche la “tirocinante di Joan” (che onore e che invidia), una buffa ragazza molto timida addetta al coro/accompagno. Certo, una voce molto bella ma comune.
O almeno così è sembrato a noi ponendola a confronto di quella della Sig.ra Baez che vince facile.

Joan e Dirk a Woodstock 49 anni dopo
L'hippie sbronzo o fatto che urla “Joan sali da me” dalla balconata laterale è stata una chicca, la signora con l'ermellino sulla spalla accanto a noi però non ha apprezzato.
Insomma con la voce un po roca e oramai con energie limitate Joan decide comunque di farci emozionare e passare una bellissima serata, esegue vecchi classici country come I Hung My Life di Johnny Cash, le tradizionali canzoni americane Swing Low, Swing Chariot e The House of Rising Sun, Here's To You con musica di Ennio Morricone, The Boxer di Simon & Garfunkel, una delle preferite Gracias a la Vida di Violeta Farra, il pezzo di woodstock Joe Hill e la ormai scontatissima Imegine di Lennon.
Ah poi, immaginatevi che fra una canzone e l'altra mentre Joan Baez cercava di bere un sorso d'acqua arrivata una responsabile del Parco della Musica incaricata a cambiare la chitarra che con tanta fretta e furia strappava la chitarra dalle mani della cantante e porgeva l'altra sempre con molta molta frenesia. Poesse che voleva staccà prima.

A 'na certa dopo quasi due ore di canti ferma in piedi sul palco Joan decide di accannare cantando Gracias a La Vida e salutando tutti, per fortuna non le è andata bene ne la prima e ne la seconda volta. Ritorna sul palco 2 volte perché il pubblico non la finisce di applaudire. La seconda volta trova il pubblico in piedi tutto accalcato al palco, tutti con le macchinette in mano concentrati più a vedere gli schermi e fare una buona inquadratura che sfruttare il momento e la posizione favorevole per non so... darle un'occhiata da vicino o bho, diventare uno zombie e infettarla..
E intanto la gente da dietro che urla:
 -    “Sedevi, non si vede niente da qui, maleducati!”
Come previsto, sono stati costretti a stare tutti in piedi, vecchi e .. vecchi. Tutti in piedi.
Speriamo d'altro canto che Joan ci abbia apprezzati per così come siamo, noi italiani.



Roma, metà marzo                                                                                                                                       “Y” de il Greve