Ben ritrovati alla seconda tappa della lunga marcia per la conquista delle mura Aureliane, per chi non avesse la più pallida idea di cosa sto parlando, cliccando qui soddisferà la propria curiosità, per i restanti, basta poltrire! Si riprende a camminare.
Eravamo rimasti a Porta Pinciana e al suo impacchettamento, attraversandola “entriamo” in città e imbocchiamo via Campania costeggiando le mura dall’interno. Tale manovra è necessaria per via del sottopasso di Corso Italia, in alcuni punti impercorribile a piedi anche se provvisti di molto coraggio e audacia. Via Campania invece è molto tranquilla, inoltre le mura e i palazzi di fronte proiettano una perenne ombra e frescura per tutto il tratto, quindi nei mesi caldi è un ottimo punto di ristoro.
Dopo pochi minuti di cammino troverete davanti a voi, incastonato nelle mura, un enorme mezzo busto di un giovine. Indovinate chi è? Il nostro amatissimo generale Belisario che come il prezzemolo spunta in ogni dove.
In verità non si conosce con esatezza il personaggio raffigurato, il busto faceva parte degli ornamenti di villa Ludovisi, che sorgeva in tutta la zona (da qui il nome al quartiere Ludovisi) quindi alcuni hanno ipotizzato possa essere un altro grande generale, Alessandro Magno, ma a noi ce ne frega relativamente e proseguamo senza indugio.
Più avanti, nascosta tra le macchine parcheggiate e da un guard rail appare la Font Ludovisi, sempre un vecchio lascito dell’antica villa.
Più avanti all’altezza dell’incrocio con via Romagna sulla facciata esterna della seconda torre troverete un'altra curiosità. Se aguzzate la vista, vedrete un bel buco con incastrata dentro un palla di cannone, un ricordo della battaglia del 1870.
Su questo tratto di mura le torri sono tutte in ottimo stato, infatti furono restaurate in varie epoche e utilizzate per altri scopi oltre a quello difensivo. Il cardinale Federico Borromeo ne utilizzò tre per farci il suo studiolo nel 600. Se il nome non vi dice molto non disperate, neanche a noi diceva qualcosa non essendo grandi fans dei Promessi Sposi di Manzoni.
Infatti il pio cardinale, grande studioso e teologo nonché imparentato con papi, cardinali e una carrettata di altri pezzi grossi dell’epoca fece una gran bella carriera fino a giungere all'apice a Milano come Arcivescovo, dove si divertì ad affrontare la carestia e la successiva epidemia di peste nera. Manzoni nella sua opera lo esalta e gli dedica quasi un capito intero, il XXII. Per rispolverare un po i ricordi scolastici qui trovate un simpatico riassunto dell’amata/odiata opera.
Su questo tratto di mura le torri sono tutte in ottimo stato, infatti furono restaurate in varie epoche e utilizzate per altri scopi oltre a quello difensivo. Il cardinale Federico Borromeo ne utilizzò tre per farci il suo studiolo nel 600. Se il nome non vi dice molto non disperate, neanche a noi diceva qualcosa non essendo grandi fans dei Promessi Sposi di Manzoni.
Infatti il pio cardinale, grande studioso e teologo nonché imparentato con papi, cardinali e una carrettata di altri pezzi grossi dell’epoca fece una gran bella carriera fino a giungere all'apice a Milano come Arcivescovo, dove si divertì ad affrontare la carestia e la successiva epidemia di peste nera. Manzoni nella sua opera lo esalta e gli dedica quasi un capito intero, il XXII. Per rispolverare un po i ricordi scolastici qui trovate un simpatico riassunto dell’amata/odiata opera.
Un'altra torre alla fine dell’800 divenne lo studio del cosiddetto “Maestro delle mura” o Francesco Randone, come più vi aggrada. Rondone era un ceramista un pò particolare, grande artista e studioso, fu uno dei primi a interessarsi veramente alle mura di Roma. Nè restaurò alcuni tratti. Le amava cosi tanto che vi fondò anche la “Scuola Gratuita d’Arte Educatrice” e raccolse intorno a se molti artisti dell’epoca. Per approfondire qui troverete tutto il necessario, perche la scuola esiste ancora ed è li che vi attende.
Altre torri di questo tratto, dopo la seconda guerra mondiale, furono usate come studi per molti artisti, ma recentemente il comune di Roma ha sgombrato e riportato il camminamento allo stato iniziale e ovviamente ha lasciato tutto nel più completo abbandono, ve pare ce famo qualcosa?
Altre torri di questo tratto, dopo la seconda guerra mondiale, furono usate come studi per molti artisti, ma recentemente il comune di Roma ha sgombrato e riportato il camminamento allo stato iniziale e ovviamente ha lasciato tutto nel più completo abbandono, ve pare ce famo qualcosa?
Finita via Campania dobbiamo abbandonare momentaniamente le mura, il versante interno è proprietà privata e quello esterno è impercorribile sempre per colpa del sottopasso di corso Italia. Stando molto attenti però, se vi avventurate per qualche decina di metri lungo le mura dietro una cancellata potrete vedere un rudere marmoreo di forma circolare, è il sepolcro di Cornelia, una delle tombe ritrovate dopo la demolizione della porta Salaria che incontreremo tra poco. E' posizionato nel punto meno accessibile possibile forse per prendere per il culo in giro un po tutti.
Quindi torniamo indietro, raggiriamo i palazzi e raggiungiamo piazza Fiume.
Qui sorgeva la porta Salaria, demolita (a cannonate) nel 1870 fu ricostruita nel 1873 ma ridemolita nel 1930 per alleggerire il traffico locale, se guardate bene per terra nè noterete ancora il vecchio tracciato.
Quindi torniamo indietro, raggiriamo i palazzi e raggiungiamo piazza Fiume.
Qui sorgeva la porta Salaria, demolita (a cannonate) nel 1870 fu ricostruita nel 1873 ma ridemolita nel 1930 per alleggerire il traffico locale, se guardate bene per terra nè noterete ancora il vecchio tracciato.
Il povero Quinto era un ragazzino di 11 anni molto sveglio, un talento dell’epoca. La sua poesia vinse la corona al merito nella terza edizione del concorso Certamen capitolino in lingua greca del 94 (non il 1994 ma proprio il 94 d.C.), insomma un festival di Saremo dell’epoca, purtroppo studiare troppo fa male e il ragazzino già malaticcio morì poco tempo dopo. Sono passati quasi 2000 anni e ancora si parla di lui, un successone daje Quinto!
Salutiamo il “vecchio” giovane Quinto e proseguiamo costeggiando le mura sta volta dal fronte esterno, il maledetto sottopasso adesso è finalmente sotto e non disturba più la nostra passeggiata.
Appena usciti da piazza Fiume sulle mura esterne troviamo un'altra piccola chicca. Facciamo un salto nel passato, immaginatevi un prode legionario romano intento a difendere la città dal selvaggio barbaro, siete sulle mura a scrutare attentamente l’orizzonte niente può distrarvi dal vostro importante compito quando vi accorgete con grande imbarazzo che dovete andare in bagno. Un virtuoso soldato di Roma non la fa dove capita come i cani quindi che fare? Nessun problema, gli ingegneri che progettarono le mura pensarono anche a questo e dotarono la struttura in tutta la sua lunghezza di ben 260 latrine pensili, quella piccola sporgenza (in foto) è l’unica rimasta in buone condizioni e la potete ammirare in tutto il suo spendore.
Appena usciti da piazza Fiume sulle mura esterne troviamo un'altra piccola chicca. Facciamo un salto nel passato, immaginatevi un prode legionario romano intento a difendere la città dal selvaggio barbaro, siete sulle mura a scrutare attentamente l’orizzonte niente può distrarvi dal vostro importante compito quando vi accorgete con grande imbarazzo che dovete andare in bagno. Un virtuoso soldato di Roma non la fa dove capita come i cani quindi che fare? Nessun problema, gli ingegneri che progettarono le mura pensarono anche a questo e dotarono la struttura in tutta la sua lunghezza di ben 260 latrine pensili, quella piccola sporgenza (in foto) è l’unica rimasta in buone condizioni e la potete ammirare in tutto il suo spendore.
(Se volete sapere invece come è ora la situazione bagni a Roma leggetevi questo nostro vecchio articolo)
La tappa successiva è popodimenoche la famosa breccia di Porta Pia. Qui il 20 settembre 1870 l’esercito italiano entrò a Roma e mise fine al potere temporale del papa. La storia la sappiamo tutti o almeno la dovremo sapere tutti, quello che forse non sappiamo è come si comportarono le nostre povere mura Aureliane.
Ve lo diciamo noi, progettate per resistere a frecce catapulte e baliste, si pensava che non avessero speranze contro le armi moderne e invece si comportarono egregiamente. Il bombardamento durò ore prima che una porzione di 30 metri crollasse formando la famosa breccia; per l’ennesima volta l’ingegneria degli antichi romani si dimostrò stupefacente.
La breccia non è più visibile e al suo posto è posta un'enorme targa con i nomi dei caduti e una colonna commemorativa (in foto). Oggi senza grande sorpresa notiamo che tutto il complesso è lasciato al degrado e alla sporcizia, quindi con il cuore spezzato ma senza piangerci troppo addosso avanziamo di pochi metri e raggiungiamo Porta Pia.
La breccia non è più visibile e al suo posto è posta un'enorme targa con i nomi dei caduti e una colonna commemorativa (in foto). Oggi senza grande sorpresa notiamo che tutto il complesso è lasciato al degrado e alla sporcizia, quindi con il cuore spezzato ma senza piangerci troppo addosso avanziamo di pochi metri e raggiungiamo Porta Pia.
La porta si apre sulla via consolare Nomentana ma non è l’antica originale. L’antica porta si apriva un centianaio di metri piu avanti, ma dato il riassetto urbanistico della zona, si decise di “riaddrizzare” via Nomentana e costruire una nuova porta.
La porta è monumentale, simile a quella di piazza del Popolo, infatti fù progettata nello stesso periodo da Michelangelo che però non la completò per problemi personali, morì. Venne completata finalmente nel 1869 da Virginio Vespignani, insomma se la sono presa molto comoda e noi che ci lamentiamo della metro C bah...
La porta oggi ospita il museo storico dei Bersaglieri (sito) e se avrete la fortuna di trovare entrambe le porte aperte guardandoci attraverso vedrete l’enorme bersagliere situato nella piazza da una suggestiva prospettiva.
Ultima curiosità, nel versante interno alle mura troviamo una decorazione che sembra raffigurare una bacinella con degli asciugamani, la leggenda vuole che quel burlone di Michelangelo quasi 90enne la realizzò per ricordare al pontefice Pio IV le sue umili origini di figlio di barbieri milanesi. Per sottoliniare ancor di più la burla scolpì sotto un bel mascherone sghignazzante che raffigurerebbe sempre lo stesso Michelangelo che se la ride de core.
La seconda tappa si conclude qui vi aspetto alla prossima.
Ultima curiosità, nel versante interno alle mura troviamo una decorazione che sembra raffigurare una bacinella con degli asciugamani, la leggenda vuole che quel burlone di Michelangelo quasi 90enne la realizzò per ricordare al pontefice Pio IV le sue umili origini di figlio di barbieri milanesi. Per sottoliniare ancor di più la burla scolpì sotto un bel mascherone sghignazzante che raffigurerebbe sempre lo stesso Michelangelo che se la ride de core.
La seconda tappa si conclude qui vi aspetto alla prossima.